Da Claudio Careri ricevo e pubblico
C'è stato un tempo non lontano in cui avanzare una timida critica alla gestione della cosa pubblica, da parte del gruppo di potere che ha in mano il paese da quasi dieci anni equivaleva a porsi in maniera disfattista come nemico pubblico. Erano gli anni dei plebisciti bulgari (82% di voti alle comunali e 3500 preferenze per il consiglio provinciale del 2006 con il CCD per l'ex sindaco), passaggio preliminare rispetto all'elezione boom allo scranno della Regione Calabria con 11075 preferenze. Il massimo dello splendore. Nulla lasciava presagire una parabola discendente così immediata. Chi sollevava dei rilievi veniva accusato di lesa maestà, additato al pubblico ludibrio, voleva infangare un'azione volta esclusivamente alla promozione del "bene comune". Ebbene, l'arresto del consigliere regionale Santi Zappalà certifica, soprattutto a livello mediatico, la sublimazione del collasso del modello Bagnara. Nelle conclusioni in calce alle 56 pagine dell'ordinanza, si legge testualmente: "Zappalà non rappresentava un normale candidato che si limitava a chiedere l'appoggio dell'organizzazione criminale per favorire la sua elezione; piuttosto sembra plausibile allo stato ritenere che si tratti di un personaggio abitualmente aduso a trattare con ambienti malavitosi". L'ombra del voto di scambio e del concorso esterno al clan Pelle è inquietante, anche perché come dice il procuratore Pignatone, non è possibile che nella Provincia di Reggio ci sia qualcuno che non riconosca la portata criminale rappresentata dal sodalizio criminale, riconducibile alla cosca sanlucota.
La vicenda giudiziaria farà il suo corso, si sente dire da più parti. Va sospeso chiaramente ogni considerazione di merito, aspettando gli sviluppi della stessa. Fatte decantare le emozioni sul piano umano, però, alcune incalzanti considerazioni di carattere politico sono d'obbligo.
1) In nome del nuovo corso (?) il governatore Peppe Scopelliti è stato inequivocabile, sconfessando pubblicamente l'operato di chi chiede voti alla 'ndrangheta. L'onorevole Angela Napoli chiede lo scioglimento del consiglio regionale. Su che piano si pongono le aggregazioni partitiche locali?
2) E' assordante il silenzio di tutti i partiti politici (così solleciti a offrire sponda alla magistratura in altre circostanze più lievi) e dei sodali dell'uomo politico tratto in arresto, che cautamente sembrano scaricare il problema all'insegna del motto "calati iuncu ca la china passa" o derubricare alla sfera privata il grumo delle accuse.
3) A questo proposito sarebbe opportuno capire se c'è vita nel Partito Democratico, aggregazione ancora troppo intenta a tracciare strategie a perdere, per rendersi conto del proprio scollamento dalla realtà effettuale.
4) La miriade di associazioni che insistono sul territorio non hanno proprio nulla da dire? Alla fine della fiera nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili.
5) Un altro lascito gravoso è la situazione contabile dell'ente comunale, di cui si disconosce la reale entità. Si può dire, a scanso di equivoci, che non c'è uno stato di dissesto finanziario?
6) Chi si candida ad amministrare può escludere aprioristicamente che in futuro farà a meno del consenso della criminalità organizzata o scenderà a compromessi per ottenere sostegno in termini di voti, superato il clamore del momento?
Il passaggio successivo, nell'imminenza di una tornata elettorale così incerta, non può prescindere dall'impegno in politica di chi giustamente oggi non ci sta a identificarsi nel sistema nel suo complesso, della cosiddetta società civile, che osserva voyeuristicamente il corso degli avvenimenti, filosofando onanisticamente sul sesso degli angeli, di giovani professionisti e laureati che si impegnino laddove gli amministratori delle generazioni passate, senza connotazioni di carattere politico, hanno clamorosamente fallito. Chi sfoga oggi il proprio furore iconoclasta e rivendica il ripristino delle normalità democratica ha davanti questa sfida e si trova a un bivio, a un passo dall'abisso. Se non ora, quando? La storia non assolverà nessuno.
La vicenda giudiziaria farà il suo corso, si sente dire da più parti. Va sospeso chiaramente ogni considerazione di merito, aspettando gli sviluppi della stessa. Fatte decantare le emozioni sul piano umano, però, alcune incalzanti considerazioni di carattere politico sono d'obbligo.
1) In nome del nuovo corso (?) il governatore Peppe Scopelliti è stato inequivocabile, sconfessando pubblicamente l'operato di chi chiede voti alla 'ndrangheta. L'onorevole Angela Napoli chiede lo scioglimento del consiglio regionale. Su che piano si pongono le aggregazioni partitiche locali?
2) E' assordante il silenzio di tutti i partiti politici (così solleciti a offrire sponda alla magistratura in altre circostanze più lievi) e dei sodali dell'uomo politico tratto in arresto, che cautamente sembrano scaricare il problema all'insegna del motto "calati iuncu ca la china passa" o derubricare alla sfera privata il grumo delle accuse.
3) A questo proposito sarebbe opportuno capire se c'è vita nel Partito Democratico, aggregazione ancora troppo intenta a tracciare strategie a perdere, per rendersi conto del proprio scollamento dalla realtà effettuale.
4) La miriade di associazioni che insistono sul territorio non hanno proprio nulla da dire? Alla fine della fiera nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili.
5) Un altro lascito gravoso è la situazione contabile dell'ente comunale, di cui si disconosce la reale entità. Si può dire, a scanso di equivoci, che non c'è uno stato di dissesto finanziario?
6) Chi si candida ad amministrare può escludere aprioristicamente che in futuro farà a meno del consenso della criminalità organizzata o scenderà a compromessi per ottenere sostegno in termini di voti, superato il clamore del momento?
Il passaggio successivo, nell'imminenza di una tornata elettorale così incerta, non può prescindere dall'impegno in politica di chi giustamente oggi non ci sta a identificarsi nel sistema nel suo complesso, della cosiddetta società civile, che osserva voyeuristicamente il corso degli avvenimenti, filosofando onanisticamente sul sesso degli angeli, di giovani professionisti e laureati che si impegnino laddove gli amministratori delle generazioni passate, senza connotazioni di carattere politico, hanno clamorosamente fallito. Chi sfoga oggi il proprio furore iconoclasta e rivendica il ripristino delle normalità democratica ha davanti questa sfida e si trova a un bivio, a un passo dall'abisso. Se non ora, quando? La storia non assolverà nessuno.
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