Da Mimmo Lopresto ricevo e pubblico
Le dimissioni di Silvana Ruggiero da consigliere comunale, così come sono state motivate, sono un atto di accusa alla politica locale. E’ stato sollevato il dubbio se e quanto questo evento avesse sfiorato la sensibilità dei politici del nostro paese. Il fatto avrà sicuramente suscitato l’interesse non solo degli addetti ai lavori, ma un dato sembra certo: non si riscontrano forti dichiarazioni pubbliche sull’argomento, in particolare sull’idea della politica rappresentata nella sua lettera di dimissioni. Ciò ha dato la sensazione che l’episodio, sebbene importante, sia stato in poco tempo archiviato.
Quali riflessioni possono farsi? Queste dimissioni sembrano determinate da una condizione di insofferenza e di disagio rispetto a un quadro generale ritenuto non condivisibile, antitetico al proprio senso di appartenenza a valori e ideali, e, in questa circostanza, anche uno strumento per comunicare in modo clamoroso e più efficace con l’opinione pubblica. Esse non dovevano passare inosservate, meritano rispetto umano e politico. In primo luogo perchè ampiamente motivate (diverso è il problema se condividerne o meno le ragioni). In secondo luogo, perché immagino siano maturate a seguito di una riflessione vera e appassionata. Infine, perché l’istituto delle dimissioni (quelle vere) non possono propriamente definirsi una frequente consuetudine politica.
Non sono a conoscenza di fatti specifici che hanno potuto generare la decisione di dimettersi se non, come emerge dal documento, della “denuncia” scagliata verso la “politica dei politicanti”. Posso dire qual è la mia idea della politica, tante volte espressa nei miei interventi. Ma non voglio ripetermi se non per ricordare la forza e la vitalità di parole come “partecipazione, confronto democratico, valori, passione, idee, bene comune” e il persistere dello stato agonizzante della politica a Bagnara, con spazi democratici e strumenti partecipativi non pienamente utilizzati, un voto d’opinione ininfluente a cui bisogna purtroppo aggiungere il clima talvolta apatico e pigro che regna nel paese rispetto ai problemi della comunità.
Nel documento di Silvana emergono alcuni aspetti che, se così interpretati, sono condivisibili: la politica non è un fine, bensì uno strumento al servizio degli interessi generali della collettività; l’attività politica non è una prerogativa di chi siede in Consiglio Comunale, ma è un diritto che i cittadini possono esercitare attraverso gli strumenti di partecipazione democratica; l’impegno civile è importante per sensibilizzare la gente, risvegliare le coscienze, costruire l’opinione pubblica.
La riflessione però non può fermarsi qui. Alcuni aspetti andrebbero chiariti e approfonditi: 1. lo stato di salute della politica a Bagnara è davvero così grave da scoraggiare un consigliere comunale fino al punto di chiudere la sua esperienza amministrativa con un atto così netto e clamoroso? 2. Le dimissioni, in questo caso, possono ritenersi una capitolazione alla “politica dei politicanti” a cui Silvana ha fatto riferimento o rappresentano invece un punto di partenza? 3. La genericità, forse involontaria, dell’accusa contenuta nelle ultime righe del suo documento (“la politica riesce a sporcare ogni cosa“) non potrebbe scoraggiare ulteriormente chi volesse avvicinarsi alla politica con buoni propositi?
Occorre allora distinguere la cattiva politica dalla buona politica: la loro differenza, in questo caso, non è determinata dal colore. La prima coincide con la politica intesa come “occupazione del potere”, la seconda appartiene a quei militanti, dirigenti, amministratori il cui obiettivo è perseguire democraticamente il bene comune con la forza delle idee, insieme a coloro con cui si condividono valori e un progetto politico e programmatico.
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