Da Gianni Golotta ricevo e pubblico
Un mio contributo sulle dimissioni di S. Ruggiero.
In primis, dico che non mi pare che ci sia stata scarsa attenzione. Certo non c’è stata una reazione di massa, ma attendersela sarebbe stato, diciamo la verità, francamente eccessivo perché da un lato non siamo abituati a vederne anche per cose un po’ più drammatiche e dall’altro l’evento, siamo sinceri, non era di quelli che potevano suscitarle.
Quanto al merito, confesso di non avere letto per intero il documento perché sin dalle prime battute se ne potevano intuire contenuto e significato e, pertanto, doverosamente evito di entrare nello specifico delle tematiche da esso sollevate che, per altro, mi è parso avessero il loro baricentro sulla figura e le opere della dottoressa Ruggiero note quanto quelle, da essa deprecate, del resto del mondo politico locale.
Una riflessione comunque mi sento di farla ed attiene essenzialmente a due aspetti:
a) da un lato la vicenda ha riproposto l’ ormai quasi del tutto inesistente funzione che leggi e regolamenti vigenti assegnano al consigliere comunale di minoranza; funzioni che oscillano tra l’esercizio del cosiddetto “diritto di tribuna” e la mera “tappezzeria istituzionale”;
b) dall’altro essa ha sottolineato la crisi di idee e di iniziative dei partiti di opposizione che, invece di trovare alimento proprio della riduzione degli spazi di manovra istituzionali, su di questa sembrano invece adagiarsi rassegnati o di essa paiono volersi far scudo.
Teniamo conto poi del radicato e risalente distacco dei nostri cittadini rispetto all’amministrazione della cosa pubblica, salve fatte le individuali recriminazioni per torti soggettivamente subiti, da una parte, e l’approccio sarcastico e cazzeggiante dall’altro per le questioni che riguardano la collettività.
Del resto e infine, cosa attendersi di anche lievemente differente da un infastidita indifferenza, da una comunità che di fronte all’omicidio barbaro di un ventenne rumeno altro non ha saputo fare che tacere imbarazzata?
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