mercoledì 3 marzo 2010

Bagnara che vorrei

Da Ninetta Molinaro ricevo e pubblico

Colgo con immenso piacere l'invito di Claudio - credo che in fondo sia proprio questo l'intento del suo intervento - per esprimere il mio pensiero sul Sud, il paese (Bagnara) che vorrei.

Piccola premessa: in questi ormai tanti anni di migranza ‘obbligata’ al Nord, ho avuto modo di confrontarmi con un realtà profondamente diversa da quella in cui sono nata e cresciuta, con i suoi pro e contro.

Di certo tra i punti a su favore, assenti in toto al Sud, la parte alta dello stivale vanta una certa sorta di MERITOCRAZIA (parola non in uso dalle nostre parti) che io e altri miei coetanei abbiamo avuto modo di sperimentare.

Sono arrivata a Milano come una semplice neolaureata, senza esperienza, senza santi in paradiso e 'figlia di nessuno'.

In poco tempo sono riuscita a trovare un lavoro, rendermi economicamente indipendente (e non aumentare il numero di 'bamboccioni') nonchè assumere una posizione di rilievo presso un importante colosso multinazionale.

Lungi da me millantare le mie gesta.

Il mio esempio (ma ne potrei riportare a iosa su altre persone che hanno fatto il mio stesso percorso), è solo per dire che tutto ciò al Sud non è stato possibile realizzarlo.

Nessuno mi ha mai dato la possibilità di esprimere le mie capacità, nessuno si è accorto e ha valorizzato il mio potenziale.

Ecco da dove bisogna partire, ecco il paese che vorrei: un paese che creda nelle giovani leve, che dia la possibilità di esprimersi, di portare il loro valore aggiunto nelle terre in cui sono nati anzichè spargerlo nelle varie zone d'Italia.

Un paese che non ti chiede di chi sei figlio, chi conosci, che crei possibilità di crescita, che ti permetta almeno di metterti alla prova, di dimostrare che forse anche tu 'meriti' qualcosa.

Tutto il resto non è che 'un di cui' di questo - a mio modestissimo parere - fondamentale presupposto.

Cito anch'io Delzìo (anzi invito chi non l'avesse ancora fatto a dare una lettura al saggio la Scossa) affermando di essere completamente d'accordo con lui quando dice che è dal 'Privato' che bisogna ripartire, abbandonando la politica 'assistenzialistica' dei fondi pubblici che ha solo portato a una divergenza tra Nord e Sud, piuttosto che alla convergenza.

Attrarre i capitali privati non è sicuramente cosa facile per tanti motivi.

Occorre inoltre dimostrare di essere un popolo dedito alla 'produzione', al lavoro, capace di perseguire obiettivi, capace di isolare chi non ha voglia di partecipare al gioco, di sporcarsi le mani.

Infine, bisogna riconquistare il capitale perso: capitale umano 'costretto' a migrare in cerca di lidi migliori.

La mia forse è solo una mera utopia, un sogno, ma sognare non costa nulla e spero che l'amari penseri, brillantemente raccontati da Rocco Nassi, un giorno si trasformino in piacevoli realtà.

Ninetta Molinaro (assente obbligata)

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