venerdì 5 marzo 2010

Bagnara che vorrei - 2

Da Carmela Zagari ricevo e pubblico

Ciao a tutti, volevo intervenire nel dibattito e rispondere alla domanda, senza polemizzare con alcuno, ma inserendo una mia semplice riflessione: Dov'erano tutti i componenti delle miriadi di associazioni pseudo-culturali bagnaresi? Dov'erano i miei coetanei, non i liceali, ma i quasi-trentenni che spesso si riempiono la bocca di ideali e principi e si trastullano nelle facili frasi fatte - produrre cultura, rifondare la nostra cittadina, qui non si fa mai nulla? Tutti impegnati?

Per quanto mi riguarda, la risposta semplice: sono tutti al Nord a lavorare, perché a Bagnara e dintorni, c’è solo lavoro per il figlio di e io non appartengo a questa categoria privilegiata. A conti fatti, dovrei aggiungere purtroppo, forse.

Viviamo in un’ Italia che va alla deriva, ma questo non deve essere un alibi. Il cambiamento parte dalle piccole cose, dai piccoli comuni, anche se noi apparteniamo ad uno di quelli con tanti nei.

Ci proviamo a continuare, a sognare, ma i sogni rimangono tali e le speranze infrante.

La realtà è che chi è rimasto vive in un posto dove non avrà mai la speranza di affermarsi, di costruirsi un futuro, già precluso in partenza.

Carissimi, tanti ci hanno già provato; il problema è che la classe dirigente non aiuta chi vuole restare. Cito un esempio personale. Ho deciso di aprire un’attività, per circa tre mesi ho atteso firme su firme, carta bollata e inutile burocrazia. L’ esito è stato negativo: Mi dispiace ma per adesso non sarà possibile, questa la risposta che mi hanno dato al Comune. Alla fine, solo grazie alle famose amicizie, in una settimana ho avuto l’ok. Miracolo? Non penso proprio…

Altro esempio. Circa 10 anni fa, un gruppo di giovani, quelli che ci credevano, fondarono il movimento “Liberaleidee”. È normale che un paese non si affidi a 4 giovincelli senza esperienza. Con più fiducia oggi avremmo qualche volto giovane in più in Consiglio Comunale. Ma li vogliamo aiutare? Li vogliamo avviare? Assolutamente no, da 15 anni dobbiamo vedere al Comune sempre le stesse persone. E domani vedremo gli amici e i parenti di queste persone, che, come nelle dinastie, avranno accumulato un vantaggio competitivo.
Anni fa è stato aperto un pub al Belvedere. Ricordate che fine ha fatto? Troppe persone avevano buttato l’ occhio ed alla fine non si è fatto più nulla. Non c'è stato niente da fare per nessuno. Bravi, davvero bravi. Erano in 7: solo uno è rimasto ancora a Bagnara. Forse se non avessero fatto troppe storie sulla concessione gli altri 6 sarebbero ancora li.

Ne potrei citare tantissimi di episodi come questo, si sa, a Bagnara le cose si sanno.

Il fatto è che oggi mi sento circondata da assurda ipocrisia, si deve cambiare, bisogna far qualcosa. Ma chi lo deve fare? Si arriva massimo a 25 anni si molla tutto e si parte al Nord, con un bagaglio di speranze infrante, perché rimanere è tempo perso, non cambierà mai nulla. O perché tutto cambi affinché tutto rimanga uguale. Si predica bene e si razzola male. Qualcuno può pensare che avrei avuto di nuovo la forza per fare qualcosa e andare di nuovo a scontrarmi con le solite persone? No, no. Con i fatti si cambia e non si può lottare contro i mulini a vento.

Ed ecco il paese che vorrei.

Un posto dove si viva tranquillamente, dove tutti abbiano le stesse opportunità, un regolare contratto di lavoro (e ci vuole davvero poco per fare un pò di controlli). Inutile che ai bar fanno costruire una pedana per non mettere un tavolino in più e poi sono serviti da ragazzini che guadagnano 300 euro al mese tutti rigorosamente in nero. Ma si sa che esistono i contratti a tempo determinato anche per 2 mesi? È forse illegale farli anche giù? Vorrei maggiori controlli sull’abusivismo e i “soldini” che ci girano intorno.
Occuparsi di più dell’illegalità e omertà presente, e non mi riferisco agli ultimi episodi, non dimentichiamoci del ragazzo rumeno ucciso qualche tempo fa. Tutto tace.

Riflettete e, se ci credete, governate per Bagnara, per il Sud Italia e non per voi… però d’altronde con un Presidente del Consiglio così, che cosa mi devo aspettare dagli altri?

Un’altra assente giustificata (con il sogno di tornare al suo amato paesello)

Carmela Zagari

1 commento:

Unknown ha detto...

Tito Puntillo scrive.

Carissima Carmela: hai ragione e la circostanza più grave é che nulla prospetticamente pare concretizzarsi all'orizzonte, MALGRADO la presenza di Comune, Associazioni, Scuole, e via dicendo. Non i nostri papà le le nostre mamme, non noi che oramai ci siamo e siamo come siamo, ma i bambini e i ragazzini. A loro bisogna pensare, su di loro BISOGNA CONTARE. Cosa che adesso non sta avvenendo e questa è la colpa più deplorevole che l'attuale "classe dirigente" bagnarota si porta dietro: l'inazione, l'imbelle persenza sul territorio, la predisposizione a mercanteggiare la dignità della nostra gente per un posto da onorevole, assessore, presidente ics ipsylon, consigliere abc, grande manager del brodino disidratato, elevato professionista dallo scilinguangono sciolto e, come diceva all'epoca il grande Pepé de Forte: "ahimu a ki ffari ca frevi e ca debulizza e non sapimu aundi 'ndama ggirari pé primu, e vuji ijiti ricendu e parrandu j isuli pedonali, semafuri, rasti j gerani, Bagnaresi, tornei j brisculi, patati e piscistoccu" (dove "patati e piscistoccu" era da lui usato al posto di "ecc.ecc." - intervento durante un Consiglio Comunale con cazziatone ai Consiglieri che lasciò il segno!).

Carissime Antonella e Carmela: vi voglio tanto bene. Avremmo bisogno di molti più ragazzi reattivi come voi, e non tanto per noi, quanto per chi verrà dopo di noi. Io ripeto: si può rilanciare il Paese (nell'ambito di una Provincia modernizzata e non più coloniale e di una Regione liberata dalla schiavitù di Quelli di Roma) se riusciremo a ottenere una Scuola qualificata che prepari i ragazzi a sapere risolvere problemi e dia nozioni fondamentali per la preparazione professionale: soprattutto scuole tecniche, di arti e mestieri.
Incentivare, proteggere e aiutare coloro che desiderano tornare alla cura della terra, all'allevamento, ai castaniti, cercando di aiutarli a impiantare attività di TRASFORMAZIONE del prodotto: prodotti caseari, vino, legno, conservazione del pesce.
Ma in sintonia con tutto questo, occorre sburocratizzare il Paese e chiedere la forte e fattiva presenza dello Stato in tutte le sue manifestazioni, soprattutto nel controllo dell'ordine pubblico e nella certezza delle pene. Dare quindi fiducia e protezione alla gente e monitorare che la voglia di fare, non venga inquinata da poteri locali monopolistici e Quinte Colonne. Si tratta di un risanamento che si opera nel medio-lungo periodo perché sull'attuale impianto socio economico del Paese non si può contare.
Un abbraccio. Tito P.