giovedì 2 dicembre 2010

Musella. 3. Considerazioni sospese tra passato e presente

Da Claudio Careri ricevo e pubblico
L'instancabile vizio della memoria di Tito è un esercizio di grande valore sociale e civile. Serve a ricordare ai più giovani una pagina buia, dolorosa, estinta. Gennaro  Musella è stato assassinato dal patto tra cosche reggine e catanesi, ma anche, metaforicamente, ex post, da noi cittadini distratti, pavidi e ignari. Ovviamente da storico e appassionato di cose bagnaresi, Tito rimarca giustamente, a 28 anni di distanza come l'imprenditore sia stato ucciso due volte.
Sarebbe davvero meritorio risarcire simbolicamente e tardivamente la memoria di un uomo innocente che si è speso tanto per una comunità ormai derelitta. Avrebbe senso intitolare un luogo, magari dopo un convegno partecipato o in presenza di una sottoscrizione condivisa, di una riflessione in cui si fa il punto sulla complessa vicenda che ha portato soltanto nel 2008 al riconoscimento dello status di vittima di mafia. Un momento in cui si articola un percorso, si edifica qualcosa di duraturo e significativo. Certo occorrerebbe costruire intorno un ragionamento e analizzare serenamente l'attualità per scoprire senza paraocchi le persistenze in loco di opacità e zone d'ombra, contiguità al malaffare, specie a pochi mesi dalla nuova tornata elettorale. 
Il contesto bagnarese è immunizzato rispetto alla penetrazione di organizzazioni criminali o è pesantemente sotto schiaffo rispetto alla presenza malavitosa? Chiedere è lecito e la domanda sorge spontanea.
Tra i faldoni dell'inchiesta "Meta" portata avanti dalla Procura di Reggio Calabria, è spuntata un'intercettazione tra un avvocato e un imprenditore edile, poi arrestato. Si parla di difficoltà a entrare nel circuito truccato di assegnazione degli appalti, organizzato negli uffici comunali di Bagnara. Sono atti documentati di oggi, non del 1982, anche se in mancanza di concreti riferimenti temporali la magistratura non è riuscita a individuare il periodo in cui si sono svolti tali illeciti. 
Rimanendo nell'ambito della legalità, se  si dà un'occhiata a un altro aspetto, è imprescindibile fare un breve cenno alla questione delle reti derivanti, di cui vi siete occupati ampiamente. "Bagnara Calabra è un caso limite, sebbene
abbondantemente conosciuto e indagato, ma che comunque racconta del Malpaese, delle illegalità che si sviluppano lungo le nostre coste (questo scrive il Rapporto Mare Monstrum 2010 di Legambiente)".
In un sito (www.fishsubsidy.org) si può perfino venire a conoscenza anche delle imbarcazioni che tra il 2005 hanno intascato cospicui finanziameni per la demolizione, modernizzazione e fuoriuscita.
Ecco, sollevando lo sguardo e rovistando in giro per il web, emerge il volto oscuro di Bagnara, che diventa non tanto il posto dell'anima illuminato di rimbalzo, ma un territorio popolato da ciechi, strabici e miopi consapevoli che non vogliono vedere quello che fuori sta diventando palese agli occhi di tanti esuli in contumacia.

Breve sitografia:

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